
“Ma tu vulive ‘a pizza, ‘a pizza, ‘a pizza… cu ‘a pummarola ‘ncoppa, ‘a pizza e niente cchiù!”: cosi’ cantavano Giorgio Gaber, Aurelio Ferri e Renato Carosone negli anni 60′ e 70’…un inno sincero e appassionato al nostro piatto nazionale, tripudio del tricolore: la pummarola rossa, la candida mozzarella ed il lussureggiante basilico, distesi su di un impasto soffice e croccante.
La pizza, orgoglio culinario multiforme, come Odisseo nel Mediterraneo, e’ stata furba, transgender ed anarchica, divenendo un piatto vincente in tanti paesi e praticamente ad ogni latitudine. Con le sue innumerevoli varianti si e’ rivelata in grado di solleticare molteplici palati e di mettere d’accordo, praticamente all’unanimità: vegetariani, vegani, ebrei, musulmani, induisti, gianisti, carnivori incalliti ed animalisti convinti…
Siamo dunque contenti e non ci stupiamo più di tanto che in questo 2017 che e’ già volto al termine, l’Unesco abbia deciso (finalmente! ;’-)) di riconoscere la pizza napoletana come patrimonio dell’umanità!
#PizzaUnesco anche per noi!
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